mercoledì 28 dicembre 2011

Auguri

Chi mi conosce sa come tutti gli anni lo spirito natalizio pervada il mio essere...
Anche quest'anno non è stato da meno.
Purtroppo alcuni impegni mi hanno impedito di pubblicare qualcosa in tempo utile, ma provo a rimediare con questo post.
E quale modo migliore di un bel video che consenta di far arrivare a tutti lo spirito con cui ho vissuto questi giorni?


venerdì 9 dicembre 2011

Trova le differenze

Milano, 3 Dicembre 2011




Palermo, 8 Dicembre 2011




Notate qualche differenza?
Più passa il tempo e più sono convinto di essere nato nel posto sbagliato...

giovedì 8 dicembre 2011

Creature fantastiche

"Papà, Lapo dice che babbo Natale non esiste e che sono i suoi genitori a portare i regali"
"E tu che ne pensi?"
"Che è impossibile: come fanno i genitori di Lapo a portare i regali a tutti i bambini del mondo?"

"Mamma, la Sandra dice che non è il topino a portare i soldi, ma i genitori che prendono i denti, ma io le ho detto che si sbaglia: cosa se ne fanno i genitori dei suoi denti?

PS: il titolo del post si riferisce a Babbo Natale e al topino dei denti, ma anche ai bambini che riescono a stupirci con la loro capacità di credere nel mistero...


lunedì 5 dicembre 2011

I conigli di Fibonacci

Una delle cose che mi capita da quando sono padre è inventare delle storie da raccontare ai bambini prima che si addormentino. Ecco una di quelle più simpatiche, nata sull'onda dei racconti sul coniglio pasquale.

Leonardo Fibonacci era un matematico con la passione delle serie numeriche (una cosa difficilissima che non vi sto a spiegare) e degli animali morbidi. Un giorno ricevette in dono da un contadino a cui aveva risolto alcuni problemi, una coppia di conigli. Erano animali bellissimi, ma con un unico difetto: figliavano in continuazione. E i loro figli facevano altri figli e i figli dei loro figli figliavano ancora e i figli dei figli dei figli facevano altri figli e così via fino a che tutta la casa non fu invasa dai conigli.
I conigli erano dappertutto: quando Fibonacci apriva la dispensa per cercare da mangiare trovava ...  conigli.
Quando andava in bagno a lavarsi, sotto la doccia trovava ... conigli.
Quando andava a dormire, il suo letto era pieno di ... conigli.
A nulla valsero i suoi tentativi di regalare alcuni esemplari ai suoi amici: dopo un pò anche le loro case erano piene di conigli...
Fu così che per salvarsi da quella che era ormai diventata una vera e propria persecuzione, Fibonacci fece armi e bagagli, scappò via in piena notte per raggiungere il luogo più lontano e inaccessibile del mondo: l'Isola di Pasqua.
Qui trovò finalmente la pace, ma nei giorni immediatamente precedenti la Pasqua, l'isola fu invasa da tutti i conigli pasquali della Terra, venuti da ogni dove per procurarsi le uova da consegnare ai bambini. Infatti, Fibonacci non sapeva che  le uova che si trovavano sull'isola di Pasqua erano le più desiderate e ambite dai bambini (e conigli) di tutto il mondo...
Quando Fibonacci vide tutti quei conigli, lanciò un urlo fortissimo e scappò via.
E da allora nessuno lo vide più...


PS: il commento migliore fu il seguente: "ma papà, era meglio se andava sull'isola di Natale, così avrebbe trovato solo i regali..."

mercoledì 30 novembre 2011

Una notte in treno

Da un pò di anni a questa parte siamo soliti passare un pò di giorni delle vacanze estive a Cecina.
O meglio, la mia famiglia passa un pò di giorni a Cecina, io generalmente faccio la "Madonna pellegrina" sui treni per andare a trovarli nei fine settimana.
Quest'anno ad esempio avendo la mia adorata consorte trascorso al mare tutto il mese di luglio insieme alla nostra amata prole, io mi sono sparato 3000km in un mese percorrendo la tratta Milano-Cecina e Cecina-Milano tutti i fine settimana...
Voglio però raccontare della volta in cui l'anno precedente decisi di saltare un fine settimana di visita...loro non mi aspettavano, ma la vita da single è bella solo i primi giorni e pertanto pensai di fargli una sorpresa, partendo giovedì notte per arrivare il prima possibile.
Acquistai il biglietto sul sito di Trenitalia: partenza alle 10 di sera da Milano Centrale e arrivo a Cecina previsto per le 6 del mattino, con quattro cambi durante la notte.
Preparai il mio zaino in fretta, ma con qualche immancabile fumetto da leggere, stampai il biglietto "ticketless" (tre fogli A4 fitti fitti) e, per sicurezza, mi feci inviare un sms con il riepilogo del viaggio. Il tragitto era così complesso che venne riepilogato con 3 sms.
Prima tratta: Milano-Genova. Il controllore mi chiese il biglietto; gli consegnai i 3 fogli A4 diligentemente stampati. Lui li osservò con attenzione e mi disse "ok".
Seconda tratta: Genova-Firenze. Nessun intoppo e a Santa Maria Novella cambiai treno con destinazione Pisa: terza tratta.
Quarta tratta: Pisa- Livorno con arrivo in stazione alle 4 del mattino.
Quinta e ultima tratta: Livorno Cecina, partenza ore 05,30 con alle spalle la notte di viaggio.
Arrivò il controllore e mi chiese il biglietto. Gli consegnai con un'assonnata diligenza i soliti fogli A4. Lui li osservò e scuotendo la testa disse che non andavano bene. Alle mie ovvie obiezioni mi rispose che siccome il treno attraversava più di una regione era come se utilizzassi ferrovie differenti, e quindi avrei dovuto avere un biglietto differente per ciascuna tratta di viaggio (?).
Io tentai di spiegargli che, nonostante quel che dice la Lega, l'unità d'Italia è realtà da ormai quasi 150 anni...
ma lui disse che non importava e che la mia situazione era analoga a quella di chi viaggia senza biglietto...
Ovviamente non mi diedi per vinto e cercai di spiegare che "ticketless" significa esattamente "senza biglietto" mostrandogli a prova della mia correttezza e onestà l'itinerario riassunto sui 3 sms.
Inamovibile ripeteva senza sosta che era come se fossi senza biglietto.
Tra me e me si fece strada un unico pensiero: "sono le 5 del mattino, siamo solo io e lui sulla carrozza, ora mi alzo, lo butto giù dal treno e chi si è visto si è visto..."
Lui dovette intuire qualcosa dalla mia mutata espressione facciale e decise di capitolare offrendomi la soluzione al problema. Appena arrivato a Cecina ("alle 6 del mattino", pensai io) non avrei dovuto fare altro che recarmi in biglietteria ("ovviamente aperta apposta per me") e far stampare i 5 biglietti corrispondenti alle tratte percorse.
A quel punto lo salutai cordialmente dicendogli che sarebbe stato il mio primo pensiero una volta sceso dal treno e tornai finalmente a leggere i miei fumetti, pensando che forse si era solo trattato di un sogno...

Per la cronaca: nessuno sapeva del mio arrivo e dopo aver contemplato la biglietteria chiusa, mi incamminai sulla statale percorrendo i 5 chilometri mancanti...




martedì 22 novembre 2011

La risposta italiana a Ratatotuille

Girovagando per le vie di Milano, questa mattina mi sono imbattuto in questa insegna che ho prontamente fotografato...


PS: ringrazio Cromosomi per il titolo di questo post.

venerdì 18 novembre 2011

Finmeccanica

Ho lavorato per diverso tempo come consulente presso un azienda del gruppo Finmeccanica.
Fino all'anno scorso ero li; quest'anno me ne sono andato per dedicarmi interamente al mio studio.
Il mondo finanziario si è però reso conto della mia decisione: ecco cosa titolano alcuni quotidiani:

Mi fermo qui per non affondare troppo il coltello nella piaga; a sapere che la mia dipartita avrebbe causato tanto clamore, ci avrei pensato più volte prima di andarmene ;)

A parte gli scherzi, c'è poco da stare allegri nella situazione attuale: siamo ridotti davvero male, ecco ad esempio cosa ho visto trafugare oggi per strada...


mercoledì 16 novembre 2011

Bambini 2

Ecco altre due perle dei miei pargoli.

Michele stava nel corridoio di casa nostra con una scatola in mano.
Con un pugno la colpisce, sfondandola dal lato che viene chiuso di solito con lo scotch.
Mi guarda tutto orgoglioso e dice: "Papà, sono un rompiscatole!"

A cena la mia signora cita la piccola fiammiferaia.
I bambini le chiedono di raccontare la storia; Anna la racconta così: "È la storia di una bambina molto povera che vende fiammiferi e alla fine muore".
Cala il silenzio, i bambini sono pensierosi; a un certo punto la Franci esclama: "Ma è così corta?"

domenica 13 novembre 2011

Scarpe scamosciate

L'estate scorsa mi è capitato di dover andare a discutere un progetto da un nuovo possibile cliente che mi aveva contattato tramite un altro che gli aveva fatto un'ottima pubblicità.
Il progetto che dovevo discutere era molto grande e la cosa implicava un grosso costo; per questo motivo, visto che in questi casi non è vero che l'abito non fa il monaco, mi sono vestito adeguatamente: camicia bianca, pantaloni eleganti, scarpe scamosciate italiane.
L'appuntamento era per le 3 a Busto Arsizio, quindi al mattino ero andato a fare mezza giornata presso l'azienda dove facevo il consulente utilizzando la mia Vespa 125. Alle 2 uscii dall'azienda e provai ad accendere la vespa, che ovviamente non ne volle sapere di partire. Provai allora ad accenderla con la pedivella e funzionò, ma accadde il dramma: le mie belle scarpe italiane cedettero. La suola si spaccò in due e il mio calzino fece capolino fuori.
Feci il punto della situazione: mi trovavo a Cinisello Balsamo, il 19 Agosto, alle ore 2. La maggior parte dei negozi erano chiusi per le ferie, e quei pochi che erano aperti erano chiusi per la pausa pranzo. Io però non mi persi d'animo e, salito sulla vespa, iniziai a cercare qualche posto dove prendere un paio di scarpe nuove.
Alla fine finii nell'unico negozio aperto, che vendeva però scarpe e abiti da donna. Spiegai la mia storia alla cassiera pregandola di fare qualcosa per me. Lei mi chiese che numero di scarpe avessi, io risposi "44/45 pianta larga". A quel punto lei mi disse che qualcosa in magazzino sarebbe riuscita a trovarlo, scomparì e dopo un pò tornò con 3 paia di scarpe:
  1. Un bel mocassino in pelle di serpente verde.
  2. Una scarpa di pelle bianca a punta tipo All Star molto lunga e stretta.
  3. Una scarpa da ginnastica blu con paillettes brillanti dello stesso colore.
Dopo un ardua scelta, optai per le All Star bianche, che indossai 1 secondo dopo essere uscito dal negozio e aver buttato le mie belle scarpe scamosciate nel primo cestino disponibile.

Per la cronaca, l'incontro andò bene, ma il cliente fallì poco dopo...

A scopo puramente illustrativo, allego anche un paio di foto delle scarpe in questione, che adesso fanno bella mostra in fondo ad un baule in attesa di trovare l'occasione per riutilizzarle...



mercoledì 9 novembre 2011

Codice fiscale

Quando nacque Francisca, una delle prime cose che dovetti fare fu andare all'Agenzia delle Entrate per farle avere un codice fiscale. Era estate, io ero bello abbronzato e mi recai li di buon mattino. Arrivato all'entrata chiesi: "Devo fare il codice fiscale per mia figlia, dove devo andare?", mi venne consegnato un numero e fui mandato verso la sezione codici fiscali, qualcosa del tipo "stanza 6b".
Appena entrato, notai subito una cosa: c'erano tre cinesi, un cingalese ed io. Fra me e me pensai "E poi dicono che gli stranieri non pagano le tasse: sono l'unico italiano qua dentro".
All'entrata fui anche accolto da una signora che mi disse: "Adesso ti aiutiamo nella compilazione" e io pensai "Che roba, e poi ci si lamenta degli impiegati pubblici: guarda che gentilezza...".
Arrivato il mio turno, mi avvicinai alla scrivania, dove l'impiegata iniziò col chiedermi dove ero nato. Ovviamente risposi "Milano" e lei: "No, non dove vivi, dimmi dove sei nato". E io di nuovo: "a Milano".
Spazientita, iniziò a lamentarsi degli stranieri che non capivano l'italiano ed io: "ma io lo capisco benissimo, mi sa che è lei che non capisce..."
A questo punto mi chiese la carta d'identità, che io ovviamente non avevo (era scaduta diversi anni prima) e le porsi il passaporto; lei trionfante lo sollevò dicendo: "vedi che non sei italiano?"
Finalmente capii il dramma: ero stato mandato all'ufficio stranieri...
cercai di spiegare che si trattava di un equivoco, ma l'impiegata ci mise un pò a capire, trovandosi un tipo scuro, con una figlia di nome Francisca e senza carta d'identità.
Alla fine mi fece chiudere la faccenda facendomi fare un'autocertificazione, in cui io scrivevo la seguente frase: "io certifico di essere me stesso e per conferma lascio il mio numero di telefono...."
Funzionò perché dopo alcuni giorni ricevemmo a casa il tanto agognato codice fiscale...

martedì 8 novembre 2011

Storni

Ecco che cosa capita di vedere guardando il cielo a Milano:


È davvero uno spettacolo affascinante vedere le evoluzioni che questi storni fanno nel cielo: coi bambini siamo rimasti incantati per un bel pò di tempo...

Aggiornamento: appena pubblicato questo post, mi hanno detto di scrivere di più, perché ho perso in poesia. Prometto di recuperare a breve ;)

Aggiornamento 2: comincia il recupero....
Guardando le evoluzioni compiute dagli storni non ho potuto fare a meno che pensare ai "codici di geometrie esistenziali" di Battiato:




lunedì 7 novembre 2011

1984


Quest'anno ho lavorato come consulente presso una delle aziende del gruppo Finmeccanica.
Non voglio dilungarmi nei dettagli tecnici, ma scrivo solo due righe per spiegare cosa dovevamo fare: il lavoro consisteva nella realizzazione di un banco di test contenente una scheda prodotta dall'AIM, noto produttore di hardware per sistemi avionici.
La suddetta scheda serviva a gestire i messaggi che vengono trasmessi su un bus avionico che consta di due parti, una ad alta (3910) e una a bassa velocità (3838). Insieme alla scheda ci sono stati spediti il manuale introduttivo alla scheda, quello dell'hardware e quello della sezione 3838; il manuale relativo alla sezione 3910 invece mancava.
Abbiamo iniziato lo stesso a lavorarci su, ottenendo dei buoni risultati; c'era qualche problema con la sezione 3910, quindi abbiamo richiesto al produttore la "3910 Reference Guide", a cui si faceva riferimento negli altri manuali.
Dopo alcuni giorni abbiamo ottenuto la seguente risposta:
Grazie per la richiesta, purtroppo il manuale da voi richiesto non è disponibile, ma abbiamo già dato mandato di far rimuovere qualsiasi riferimento ad esso dalla documentazione esistente...

sabato 5 novembre 2011

Alla frontiera Ceca

Durante l'Interrail, dopo aver visitato Berlino, decidemmo di andare a Praga. Ovviamente, a parte Jacopo,  nessuno di noi aveva il passaporto (all'epoca era necessario per poter entrare nei paesi dell'Est Europa), ma con l'incoscienza della gioventù decidemmo di provare lo stesso...
Arrivati alla frontiera, il treno venne ispezionato dai doganieri tedeschi. Entrarono nel nostro scompartimento e ci chiesero il "passport". Noi senza battere ciglio gli demmo le nostre carte d'identità; loro le guardarono e se ne andarono. A quel punto tra noi iniziammo a disquisire dell'inutilità del passaporto che si era portato dietro Jacopo: se non veniva chiesto nemmeno alla frontiera coi paesi dell'est,  era del tutto inutile.
Poco tempo dopo arrivarono i doganieri cechi: entrarono e pronunciarono la parola "passport". Anche a loro mostrammo le nostre carte d'identità: loro pronunciarono un secco "nyet". Mentre Jacopo se la rideva,  loro iniziarono a parlare tra di loro nella loro lingua, che era ovviamente incomprensibile. Puntandoci i mitra, ci scortarono fuori dal nostro scompartimento e ci portarono verso le porte del treno. Il treno si fermò e ci fecero scendere, dopodiché due di loro rimasero con noi e il treno ripartì...
A quel punto ce la facemmo sotto: eravamo in mezzo al nulla, assieme a due tizi che parlavamo un idioma incomprensibile e che ci puntavano dei mitra...
A nulla valsero i nostri "da", "vodka" e "pravda" (le uniche parole che conoscevamo in russo): loro proseguivano nel loro mutismo...
Dopo un pò, arrivò una jeep su cui ci caricarono e ci riportò in Germania: tirammo tutti un sospiro di sollievo: alla fine tutto si era svolto in pochi minuti, ma ci sembrarono un eternità.
Ovviamente, tornato in Italia, una delle prime cose che feci fu farmi rilasciare un passaporto, che secondo me era solo un pezzo di carta, e proprio come tutti i pezzi di carta (vedi la carta igienica) non serve a nulla, ma quando ne hai bisogno non ne puoi proprio fare a meno...

giovedì 3 novembre 2011

Reset

Pochi giorni fa il mio iPhone ha deciso di spegnersi in maniera del tutto inaspettata.
La cosa è stata strana: lo avevo caricato completamente da poco, quindi escludevo problemi di batteria, ma ho provato lo stesso a rimetterlo in carica. Nessun segno di vita. L'ho collegato al pc e anche qui niente: il pc non lo rilevava e l'iPhone rimaneva col suo bello schermo spento.
Ho provato a telefonarmi: la linea risultava libera e suonava, ma ovviamente il telefono proseguiva a rimanere muto...
Ho così deciso di provare a premere tutti i (pochi) tasti, alla maniera del CTRL+ALT+CANC di Windows: risultato, l'iPhone si è riavviato e ha ripreso a funzionare come se niente fosse.
In pratica ho resettato l'iPhone....
Oggi invece è stata la mia lavatrice a dare segnali strani: appena accesa una spia lampeggiava ininterrottamente, guardando il manuale d'istruzioni scopro che è il segnale di qualche anomalia e che va quindi contattata l'assistenza. Già mi aspettavo una salassata, mentre la mia dolce metà diceva: "forse varrebbe la pena cambiarla, tanto ormai costa più la riparazione che la lavatrice nuova".
Ed ecco che ho avuto l'illuminazione: le lavatrici hanno ormai una centralina, quindi del software, quindi quel software può essere resettato. Non sapendo come fare, ho provato tenendo premuto il tasto di accensione per alcuni secondi; risultato: la spia ha smesso di lampeggiare e la lavatrice ha ripreso a funzionare correttamente.
Dopo l'iPhone ho quindi resettato anche una lavatrice: chissà cosa cosa mi toccherà resettare in futuro...

mercoledì 2 novembre 2011

Citazioni

Questo post inaugura una serie dedicata alle citazioni: frasi che trovo in giro e che mi hanno colpito tanto da volerle riproporre qui.
Questa non so di chi sia, ma appena l'ho vista ho deciso che dovevo farla mia:
"Se il vero sapere è il sapere di non sapere, ammetto di non sapere niente e campo di onniscienza."

martedì 1 novembre 2011

Esami

Dopo la laurea in ingegneria ho fatto per alcuni anni l'esercitatore di Elettrotecnica, tenendo i laboratori e facendo gli esami.
Voglio parlare proprio degli esami: è sicuramente interessante trovarsi dall'altra parte della barricata.
Da dietro la cattedra si vede davvero tutto quello che stanno facendo gli studenti, indipendentemente da quello che fanno per evitarlo...
Durante gli esami a cui ho partecipato come esaminatore ne sono successe di tutti i colori, inizio a raccontarne qualcuna.

Esame scritto, aula a gradinate. Io sto seduto dietro la cattedra, la mia collega esaminatrice va un pò in giro per l'aula: Uno studente scrive su una gomma la soluzione di un esercizio e vedo che è li pronto per tirarla al suo compagno. In un impeto di bontà, faccio finta di niente e mi volto da un altra parte; lo studente lancia la gomma e colpisce in pieno viso la mia collega, che ovviamente fa fuori dalla grazia di Dio....

Altro esame scritto, uno studente viene alla cattedra portando in mano la calcolatrice. Si tratta di uno di quei modelli che hanno una cover che si può togliere e inserire dietro. Mi chiede un chiarimento sulla domanda di teoria, tenendo in mano la sua calcolatrice; dalla calcolatrice si sfila un foglio che plana dolcemente ai nostri piedi. Sul foglio le varie formule necessarie per l'esame. Il mi commento è stato: "ma perché hai dovuto portarti dietro la calcolatrice che ovviamente per la domanda di teoria non serve a nulla?"

Esame di elettrotecnica, si presenta uno studente che mi dice: "Senta, io gli Ohm li conosco, ma i kiloOhm non li ho mai sentiti".
Io: "Beh, le do un suggerimento: quanti metri ci sono in un chilometro?".
Studente: "Non ne ho idea".
Io: "E quanti grammi ci sono in un chilogrammo?".
Studente: "Nemmeno".
Io: "Mi spiace, non posso fare nulla per Lei."


sabato 29 ottobre 2011

4 uomini in barca

Il mio amico Ste ha una bella barca di quasi 7 metri di nome Spiffero che è stata usata diverse volte per andare in vacanza. Quell'anno decidemmo di fare il giro della Corsica: il giro fu molto bello, visitammo posti meravigliosi e ci divertimmo.
Eravamo in 4: Ste (il Capitano), Gio, Jacopo ed io.
Verso la fine della vacanza, il vento ci abbandonò e quindi fummo costretti a ricorrere al motore, cosa sicuramente più noiosa.
La notte prima della traversata di ritorno (Solenzara - Isola d'Elba) guardammo le previsioni del tempo: purtroppo era prevista totale assenza di vento...
Chiedemmo al Capitano: Ma ce la faremo col solo motore?".
La rassicurante risposta fu: "Tranquilli, abbiamo 72 ore di autonomia".
Mi ricordo che tra me e me pensai: "Sorprendente: una barca così piccola ha così tanta autonomia, praticamente potremmo arrivare in Sicilia...".
Verso le 4 di mattino il Capitano chiamò Jacopo dicendogli di prepararsi a partire, io e Gio ci guardammo e, visto che non ci aveva nominati, riprendemmo a dormire.
Verso le 10 eravamo tutti svegli e operativi, il motore sbuffava allegramente e noi stavamo preparandoci per il pranzo. Avevamo poca acqua e poco cibo, ma visto che avevamo previsto circa 9 ore di traversata, la cosa non costituiva un problema.
A quel punto il motore ci abbandonò: fece un gemito di dolore e si spense. A nulla valsero i nostri tentativi di rianimarlo: il gasolio era finito e quindi non c'era più nulla da fare...
Ed ecco che ci ritrovammo in mezzo al mare, senza un alito di vento e senz'acqua né cibo: il sole a picco sulle nostre teste implacabilmente ci faceva aumentare la sete.
Decidemmo quindi di metterci a remare per raggiungere l'Isola d'Elba. Dovete sapere che le barche hanno di solito un tender: "mezzo navale di dimensioni variabili dedicato ad una funzione di appoggio ad una nave più grande; quindi, può trattarsi di un semplice gommone o scialuppa per barche da regata o da turismo, o essere un mezzo cabinato e dotato di una stiva se appoggia navi di grande stazza.".
Nel caso dello Spiffero il tender era una canottino gonfiabile dotato di due remi, la cui ampiezza era circa quella del palmo di una mano...
Usando i remi del tender, cominciammo a remare a turno due alla volta, mentre gli altri due stavano in acqua nuotando e spingendo la barca; unico nostro compagno di viaggio, un gabbiano, che alla stregua di un avvoltoio, volava sopra le nostre teste.
Arrivammo all'Elba che erano ormai le 10 di sera, abbandonando la nave per raggiungere a nuoto la spiaggia. Sulla spiaggia, c'era solo una coppietta appartata, che non esitammo a disturbare per chiedere dove fosse la più vicina pizzeria. Spaventati ce ne consigliarono due, che visitammo in rapida successione per riempirci le pance.
Ci togliemmo pure una soddisfazione: durante tutta la vacanza in Corsica, non avevamo potuto mangiare un Magnum: li costava 10 franchi e all'epoca era (per le nostre tasche) un enormità. In italia costava meno di un terzo; ne comprammo tre a testa: due li mangiammo e uno lo buttammo in mare come atto propiziatorio.

giovedì 27 ottobre 2011

Giovani d'oggi

Oggi ho tenuto un seminario presso la facoltà di Design del Politecnico di Milano.
L'argomento era squisitamente tecnico: "Utilizzo dei fogli di stile CSS per la personalizzazione di siti".
Mi sono preparato bene, con una scaletta dettagliata dei vari argomenti e numerosi esempi pratici.
Avevo a disposizione due ore; la mia idea era quella di fornirgli una panoramica abbastanza completa dell'argomento, sperando di riuscire ad incuriosirli quel tanto che basta perché potessero poi proseguire da soli.
Devo dire che sono rimasto piacevolmente sorpreso dall'interesse mostrato dagli studenti: decine di domande, tanto che invece delle due ore previste il seminario ne è durato tre, rubando spazio alla lezione successiva...
Tornando poi a casa dal Politecnico ho visto due ragazzi che aiutavano una vecchietta a salire sul tram: i gradini dei Jumbo sono alti e lei faceva fatica; loro con molta delicatezza l'hanno aiutata a salire e poi a sedersi.
Lezione e scena in strada non sono ovviamente correlate, ma entrambe mi sono piaciute molto, tanto che ho voluto scrivere un post a riguardo.

PS: rileggendo questo post mi rendo conto che l'impressione è quella di un pensionato che parla dei giovani, prometto che il prossimo tornerà nello stile dei precedenti ;)



martedì 25 ottobre 2011

In canoa nell'Ardéche

Correva l'ormai lontana estate del '94: il vostro affezzionatissimo, assieme a Ovetto, Mandrake e il Maggiore noleggiò due canoe per poter navigare nella riserva naturale delle gole dell'Ardéche.
Cito il depliant illustrativo (tenete a mente le parti sottolineate):
"Il percorso si estende ai piedi delle falesie selvagge per una trentina di chilometri. A 8 chilometri dalla partenza, il fiume si addentra veramente nella natura, la strada scompare e solo i "sentieri delle capre" consentono di uscire dalle gole.
Questa escursione è costellata da una trentina di piccoli passi. Non si tratta di cascate né di sbarramenti ma di accelerazioni classificate I e II dalla Federazione Francese di Canoa Kayak, e quindi senza particolari difficoltà.
Per la discesa in due giorni sono previste, a metà percorso, due aree di bivacco obbligatorieChâteau de Gaud e Bivouac du Gournier".
Era la prima volta in vita mia che mettevo piede su una canoa, ma tutto sommato non sembrava difficile: la corrente ci trascinava lungo il fiume e noi pagaiavamo felici per evitare le rocce che affioravano dal fiume.
Dopo un pò incrociammo la prima accelerazione: le canoe presero ad andare per i fatti loro, senza che noi potessimo fare alcunchè...
Alcune ore (e alcune accelerazioni) dopo, ci rendemmo conto di aver saltato bellamente le aree di bivacco e di essere ormai immersi  "veramente nella natura", dove "la strada scompare e solo i "sentieri delle capre" consentono di uscire dalle gole.". La consapevolezza di esserci giocati i bivacchi e la possibilità di dividere in due giornate la discesa pesava come un macigno; iniziammo quindi a pagaiare come disperati per poter arrivare in fondo al percorso in un giorno solo invece dei due previsti dall'escursione (e dal suo bel depliant illustrativo).
E qui avvenne l'evento: la corrente aumentò e vedemmo che una delle accelerazioni si stava avvicinando. Ma non si trattava di un'accelerazione come quelle che avevamo già superato, bensì di una specie di curva a gomito, dove il fiume svoltava attorno a un immenso monolite di roccia.
Io e Mandrake l'affrontammo per primi: perdemmo subito il controllo della canoa e oltrepassammo la curva dando le spalle alla corrente. Dalle rive del fiume giunsero gli applausi di quelli che si erano fermati a guardarci e credevano fossimo degli esperti, visto che affrontavamo le rapide senza nemmeno guardarle. Approdammo su una spiaggetta e baciammo il terreno che finalmente potevamo toccare.
Dietro di noi, la voce del Maggiore rassicurava Ovetto: "Tranquillo, la corrente ci porterà..."
Mai parole furono più azzeccate: la corrente li portò dritti verso il monolite, dove la canoa affondò miseramente assieme a tutti i loro averi, inclusi gli occhiali di Ovetto.
Li trascinammo a riva assieme a quello che riuscimmo a recuperare dalla corrente.
Dopo un breve riposo, fummo costretti a ripartire, ma il fiume si vendicò di tutte le maledizioni che gli avevamo tirato: la corrente diminuì fino ad essere impercettibile e quindi pagaiammo per ore prima di poter arrivare alla fine del percorso.
Fu una corsa contro il tempo: alle 18 il noleggio chiudeva e noi non volevamo pagare due giorni....
Ce la facemmo, ma quando riconsegnammo le canoe eravamo talmente stanchi che ci addormentammo nel primo parco che ci capitò a tiro: solo al mattino scoprimmo che si trattava del cimitero del paese.


lunedì 24 ottobre 2011

Ingegnere, lei che ne sa...


Inauguro oggi una serie di post dedicati al mio lavoro: ovviamente eviterò le cose tecniche e mi limiterò a quelle che fanno sorridere, ma anche riflettere ;)

Uno dei miei clienti si occupa della logistica e della distribuzione ai rivenditori delle lampadine di una nota compagnia multinazionale.
Come studio abbiamo implementato un sistema informatico per l’invio automatico delle informazioni relative alle consegne: essenzialmente veniva inviato un file contenente i destinatari e la distinta della merce da consegnare e il sistema doveva rispedire un file con le date di consegne e la segnalazione di eventuali errori o anomalie.

Questi file venivano caricati automaticamente nel sistema informatico della nota compagnia; sistema di cui noi non sapevamo nulla, nemmeno come si chiamasse.
Come si può immaginare, all’inizio ci fu qualche problema, ed ecco come mi venne comunicato:
(Manager Nota Compagnia) – Ingegnere, il file che ci inviate non è corretto, il nostro sistema informatico non riesce a caricarlo
(Io) – Va bene, mi riesce a dire qual’è il problema?
(Manager Nota Compagnia) – Il nostro sistema informatico restituisce un errore
(Io) – Ok, che tipo di errore è?
(Manager Nota Compagnia) – Purtroppo io non ci capisco molto di informatica, ma magari lei che è ingegnere mi può aiutare.
(Io) – Posso provarci, riesce a mandarmi via mail il messaggio d’errore che riceve?
(Manager Nota Compagnia) – Certamente

Pochi minuti dopo ricevetti la seguente mail:
Il messaggio d’errore restituito dal nostro sistema informatico è il seguente:
Error
Magari lei che è ingegnere riesce a capire cosa vuole dire.

Consultai allora la mia sfera di cristallo e decisi che il problema erano le macchie solari ;)

domenica 23 ottobre 2011

Cambio del pannolino

Francisca è la nostra primogenita, ora che sono in tre sembra impossibile quanto tempo riuscivamo a dedicarle quando c'era solo lei nella nostra famiglia...
Uno degli esempi tipici è il cambio del pannolino: ora lo facciamo col bimbo in aria tenuto per le braccia, mentre stiamo cucinando e qualcuno chiama per farsi pulire dopo aver fatto la cacca, ma un tempo ci potevamo dedicare un pò di tempo, con coccole, giochi e tutto quello che puoi fare per goderti un frugoletto di pochi mesi.
Quel giorno il cambio toccava a me, quindi presi la bambina, la posai sul nostro fasciatoio (un'asse di legno con un asciugamano posta sopra la lavatrice). L'avevo appena pulita e la tenevo con una mano sotto al sedere (primo errore) quando lei fece la pipì....
E qui partii con le solite frasi: "ah che carina, hai battezzato il papà, pipì di angioletto" e compagnia bella.
La lavai di nuovo, la riportai sul fasciatoio sempre tenendola con una mano sotto al sedere (secondo errore), ma mentre la spostavo, lei fece la cacca sulla mia mano...
E così a denti stretti dissi: "che buffo, ma cosa combini al tuo papà".
La lavai un'altra volta e decisi di non spostarla tenendola con una mano sotto al sedere, ma sollevandola con le mani sotto le ascelle, così da poterla tenere col viso di fronte al mio (terzo errore). Guardandola negli occhi le dissi: "certo che voi bambini ne fate proprio di tutti i colori".
Dovette capirmi, perché a quel punto si esibì in una perfetta imitazione di Linda Blair nell'esorcista, vomitandomi in piena faccia tutto il latte che aveva poppato.
Tra me e me pensai che la finestra non era poi così lontana, ma a quel punto lei mi sorrise e disse "ghe" e io mi sciolsi completamente...
Se adesso di bambini ne abbiamo tre, un motivo ci sarà ;)

venerdì 21 ottobre 2011

All'esame di maturità

Fin da piccolo mi sono piaciuti i computer e per quello decisi di iscrivermi all'istituto tecnico; trascorsi quindi cinque anni della mia vita all'ITSOS di via Pace, una mitica scuola che ormai non c'è più...
Ne successero di tutti i colori, ma questa volta voglio partire dal fondo e quindi raccontare dell'esame della maturità.
All'epoca venivano sorteggiate le materie da portare all'esame; c'erano gli scritti (due) e poi l'esame orale.
All'orale si poteva scegliere quali materie portare, e io decisi elettronica ed italiano.
Membro interno della commissione: Renata, la mia prof di matematica, mentre tutti gli altri erano professori provenienti da altre scuole d'Italia.
Avevo pure studiato tutto, nonostante il fatto che prima degli esami fossi andato al mare con gli amici...
Gli scritti (italiano e matematica) andarono molto bene, l'orale di elettronica fu una passeggiata: ero l'unico a portarla e l'esaminatore non vedeva l'ora di parlarne...
Per l'orale di italiano avevo preparato un bel lavoro sui poeti decadenti francesi (cosa mi fosse passato per la testa quando decisi di farlo ancora non lo capisco) e l'esaminatrice di italiano lo aveva apprezzato molto, tanto che all'esame mi disse: "Hai fatto un buon lavoro, non c'è nemmeno bisogno di parlarne. Parliamo invece di qualcosa di diverso, ad esempio di Gabriele d'Annunzio".
Ecco, se c'è qualche poeta/scrittore che non mi è mai piaciuto è proprio Gabriele d'Annunzio. Pensate che l'unico libro che non sono mai riuscito a finire è proprio il Piacere, e per uno che, nella sua vita di lettore, ha letto pure un libro della collana Harmony vuol dire tanto...
Iniziammo a discutere di D'Annunzio, della sua vita, delle sue opere, ma si vedeva che non ero proprio esaltato dalla cosa...
Alla fine l'esaminatrice mi chiese: "Non hai qualcos'altro da dirmi?".
Non ce la feci a trattenermi, ecco cosa risposi:
"Qualcos'altro? Si, diciamo che però è più un pettegolezzo.... Sa che lui era un grande amatore, ma dopo un incidente rimase ferito e non fu più quello di prima... Insomma, pare che si fosse fatto togliere due costole e si soddisfasse oralmente da solo...".
Il silenzio calò in aula, Renata mi gelò con lo sguardo...
L'esaminatrice invece commentò: "Beh, mica poteva andare sempre di mano..."
Applausi, risate, standing ovation dei miei compagni in aula e fine del mio esame di maturità....


mercoledì 19 ottobre 2011

Una notte a Montélimar

Ed ecco quello che successe dopo la giornata di cammino verso Montélimar.
Stanchi ed affamati entrammo nel primo parco che ci capitò a tiro. Mangiammo tutto quello che avevamo e aprimmo i nostri sacchi a pelo per metterci a dormire. Verso mezzanotte fummo illuminati da un faro: era la polizia che stava pattugliando il parco e ci intimava di andarcene...
Tirammo su le nostre cose e decidemmo di andare a dormire in stazione; le stazioni sono di solito un buon posto per dormire: puoi stare al coperto, generalmente non vieni disturbato e se sei stanco non fai neanche caso al rumore dei treni.
Problema: la stazione di Montélimar era piena; c'era gente che dormiva sulle panchine, per terra, sui carrelli lasciati sulle banchine dei treni...
Iniziammo a vagare guardando in giro per cercare un posto dove metterci quando un tipo ci avvicinò e attaccò bottone.
Ci disse che Montèlimar era una città pericolosissima piena di delinquenti. Lui lo sapeva bene, perché dormiva da anni in quella stazione insieme a sua moglie e ci indicò la sua panchina.
Alla domanda: "ma come fai a dormire tranquillo?", lui aprì la giacca e ci fece vedere una clava di legno da cui spuntavano un bel pò di chiodi, una specie di mazza chiodata fai da te.
Poi ci disse però di non preoccuparci, perché potevamo andare a dormire in un cespuglio che conosceva lui, dove nessuno ci avrebbe disturbato...
E li sperimentammo uno dei primi esempi di unimente: il pensiero che attraversò le nostre teste fu lo stesso: "Certo, nessuno ci disturba, ma tu, con la tua bella mazza chiodata, che ci vieni a fare in quel cespuglio buio e infrattato?".
Lo ringraziammo per i consigli e ce ne andammo rapidamente. Un'unica idea ci muoveva: trovare al più presto delle armi per non farci cogliere impreparati....
Trovammo un cantiere nei pressi della stazione e recuperammo alcune spranghe di metallo, da li cercammo un posto che potesse essere ben difeso: ed ecco che vedemmo lo scalo merci ferroviario.
Salimmo su un vagone merci e ci chiudemmo dentro. Inutile dire che trascorremmo una notte sul chi vive e quando un colpo di vento fece sbattere una delle porte del vagone ci precipitammo tutti fuori in mutande con le nostre splendide spranghe...
Il giorno dopo ce ne andammo con le nostre fide spranghe verso posti più tranquilli.

Per completezza ho cercato qualche foto della mazza chiodata del tipo, quella che più ci si avvicina (trovata qui) è questa:


martedì 18 ottobre 2011

La strada per Montélimar

Una delle cose che facevamo abbastanza spesso quando io e i miei amici eravamo ancora giovani e spensierati era andare in vacanza all'avventura: sceglievamo un posto, riempivamo i nostri zaini, arrivavamo li e poi ci spostavamo, dormendo dove capitava. Una vera e propria vacanza "on the road".
In questo post voglio raccontare della volta che da Taizé andammo a piedi a Montélimar; eravamo in quattro: Ste (il Maggiore), Giò (Mandrake), Marco (Ovetto) ed io.
Belli pimpanti coi nostri zainetti ci incamminammo e quando vedevamo passare una macchina sollevavamo il nostro pollice sperando di essere caricati.
Una macchina si fermò, ma aveva solo due posti liberi: e qui facemmo l'errore del secolo; Marco e Ste salirono e noi li salutammo dicendo "tranquilli, ci vediamo a Montélimar, tanto ci caricherà la prossima macchina".
Inutile dire che non avremmo mai dovuto farlo: nessuna macchina ci caricò e ci facemmo a piedi otto ore secche su una statale schifosa, col sole sempre da un lato che ci abbronzò metà della faccia, lasciando l'altra metà in ombra.
E non contenti avevamo affidato gli zaini agli amici, quindi non avevamo nulla da bere o da mangiare.
arrivammo a Montélimar verso le 10 di sera, stanchi morti, disidratati e affamati.
Per puro caso ritrovammo i nostri amici, ci abbracciamo con come se non ci vedessimo da una vita: all'epoca i cellulari non esistevano e quindi ritrovarsi dopo tutto quel tempo non era così scontato...
Il peggio però doveva ancora venire, ma quello che successe dopo lo racconterò nel prossimo post.


lunedì 17 ottobre 2011

In volo nel cielo di Milano

L'altro giorno eravamo a fare un aperitivo in piazzale Bacone insieme ai bimbi. Visto che faceva ancora caldo ci siamo seduti all'aperto e vicino a noi c'era un cespuglio pieno di fiori. A un certo punto la nostra attenzione è stata attratta da un ronzio e guardando bene abbiamo visto volare sul cespuglio un colibrì.
Non è stato facile, ma alla fine siamo pure riusciti a fotografarlo:


Ora, non ci è dato di sapere come fosse giunto in piazzale Bacone dalle foreste tropicali dell'America, ma l'unico commento che mi viene da fare è quello fatto dal padre di Walter nel film Tutti giù per terra, un film che sarebbe potuto diventare un manifesto generazionale:
"Guarda che animali str&§$i, c'è in circolazione in questo momento storico..."
Se non avete visto quel film, ve lo consiglio caldamente; la scena finale da sola merita molto:


sabato 15 ottobre 2011

Dennis Ritchie RIP

Pochi giorni fa è passato a miglior vita Steve Jobs. Non voglio aggiungermi all'elenco di quelli che scrivono su di lui: è già stato detto tutto e il contrario di tutto.
Pochi giorni fa è morto anche Dennis Ritchie, ma la cosa non ha generato lo stesso rumore sui vari media.
Tra i non addetti ai lavori, è poco conosciuto, ma si tratta di una persona che ha veramente fatto la Storia (con la S maiuscola) dell'informatica, mantenendosi sempre lontana dai riflettori.
Rubo un commento al mio amico Paolo che mi sembra il modo migliore per ricordare questa persona:

"Oggi usiamo comunemente Unix, o una qualche sua variante, un pò dappertutto . È il sistema operativo (complessivamente) leader incontrastato sui server. Qualcuno usa Linux sul proprio PC e troviamo uno Unix nell'odiato (!) Mac. Android e moltissimi altri dispositivi embedded montano una qualche variante di Unix.
Dennis Ritchie ha pensato e creato queste cose quaranta e passa anni fa.
Cosa useremo tra quarant'anni? Probabilmente quello a cui lavorava qualche mese prima di ammalarsi."

E per chiudere questo post,  l'accompagnamento musicale adatto:



venerdì 14 ottobre 2011

Jobs, Hope and Cash

Questa l'ho vista in giro, ma era troppo bella per non riproporla:

TEN YEARS AGO WE HAD 

NOW WE HAVE
NO JOBS, 
NO HOPE
AND NO CASH

giovedì 13 ottobre 2011

Bambini 1

Una delle cose di cui vado più orgoglioso sono i miei splendidi pargoli. È incredibile il modo in cui riescono ad estremizzare i sentimenti: passano dal dirti cose dolcissime che ti conquistano al farti infuriare come non avresti mai pensato fosse possibile.
Voglio però usare qualche post per segnare alcune delle cose che hanno detto, perché magari un giorno le possano leggere anche loro; ecco le prime.

Mattina, tutti di corsa per vestirsi, lavarsi, fare colazione e correre a scuola e al lavoro. Michele (il secondogenito) è ancora nel suo letto che dorme beato. Anna (la moglie) lo sveglia in maniera dolce.
Lui la fissa con gli occhioni ancora pieni di sonno e le dice: "Ma mamma, mi hai svegliato proprio mentre dormivo!"

Sto guardando il quaderno di italiano di Francisca (la primogenita). All'epoca era in prima elementare e stava studiando le varie lettere: lunghe pagine piene di lettere maiuscole, minuscole, in stampatello e in corsivo.
Le dico: "Franci, ma state ancora facendo la lettera T?".
Lei mi risponde, alzando gli occhi al cielo e agitando le palme unite delle mani davanti alla mia faccia: "Ma papà, non ti ricordi quanto tempo abbiamo passato sulle vocali?"

mercoledì 12 ottobre 2011

Gli svizzeri...

Ho sempre pensato che la Svizzera fosse diversa dall'Italia: più ordinata, precisa, pulita.
Ma ogni tanto si esagera: ecco cosa ho trovato (ed immediatamente fotografato) nei bagni del rifugio che si trova in cima al Diavolezza (2978 metri sul livello del mare).


martedì 11 ottobre 2011

Interrail man 1

Uno dei viaggi più belli che abbia mai fatto è stato l'interrail: un abbonamento ferroviario che ti consentiva di viaggiare su tutti i treni d'Europa a un prezzo abbordabilissimo per dei giovani squattrinati, cosa che per dei giovani senza una lira in tasca (già l'euro era ancora lontano) era una manna dal cielo. Potevi girare quanto volevi, su tutti i treni che volevi in tutta Europa. Alla fine lo sfruttai per 31 giorni, toccando 32 città diverse....
È ovvio che ci sono un sacco di storie da raccontare riguardo quella vacanza, cominciamo con la prima.
Mi trovavo insieme ai miei amici su un treno svedese, per raggiungere Stoccolma. I compagni di viaggio rimasti (alcuni si erano persi, ma questa è un'altra storia) dormivano, mentre io guardavo fuori dalla finestra.
A un certo punto entrò nel vagone un gruppo di persone di colore e uno di loro mi chiese di sedersi nel posto libero che avevo di fronte. Ovviamente gli dissi di accomodarsi e continuai a guardare fuori, finché lui non aprì lo zaino per tirare fuori un panino e io lo iniziai a fissare sbavando come un bulldog.
Accortosi della cosa, mi chiese se avevo fame e io ovviamente gli risposi di si (il budget era scarso, all'epoca non c'era l'euro e quindi ogni volta dovevamo cambiare nelle varie valute, trovandoci sempre con pochi soldi in tasca e il mangiare ne risentiva).
A questo punto lui disse: "Abbiamo due bocche e un panino, tieni, il Signore provvederà".
Io accettai il panino di buon grado, ma mentre stavo per mangiarlo mi vennero dei rimorsi di coscienza, così svegliai i miei due amici e divisi con loro il panino. Colpito da questa cosa, il tizio mi disse "tu sei stato giusto", chiamò una delle ragazze che erano salite con lui e le disse qualcosa in un orecchio. Lei sparì e tornò poco dopo con un vassoio carico di panini e roba da bere, che ci venne offerto con un sorriso e le parole "Questo ve lo offre il Signore".
Parlando poi con loro scoprimmo che erano dei musicisti jazz dell'Alabama in tour nel Nord Europa: ovvio che gli chiedemmo di farci sentire qualcosa e per un paio d'ore il treno risuonò di ottima musica dal vivo offerta gentilmente da Lassù...
Per finire, ecco una delle canzoni che ci fecero sentire:

lunedì 10 ottobre 2011

Il cielo sopra Milano

Certo non sarà un tramonto africano, ma dopo che il vento si è portato via un pò della cappa di smog che avvolge Milano, questo è quello che si vede dalla finestra del mio salotto:



Succede a Taizè

Inizia con questo post una serie di racconti presi dai miei ricordi; tutti fatti accaduti realmente.
All'alba dei diciott'anni andai insieme ai miei amici nella comunità di Taizè, un luogo dove giovani di tutto il mondo si ritrovano per diversi motivi.
Dovevamo stare li due giorni, ci fermammo una settimana, ma solo perché le vacanze erano finite...
Partecipavamo attivamente alla vita della comunità, lavorando e facendo amicizia con tantissima gente.
E fu proprio li che mi venne confermato che sarei finito all'inferno: durante l'ora del silenzio (una volta alla settimana c'era un ora in cui si stava in silenzio per poter meditare) stavo consumando il mio pasto insieme agli altri, quando uno dei miei amici mi rovesciò addosso dell'acqua. Non resistetti e gli tirai l'acqua della mia ciotola (eh si, a Taizè si beve nelle ciotole). E così ebbe inizio il delirio: tutti presero a tirarsi addosso acqua, riempiendola dalle fontane sparse in giro e lanciandola verso il primo che capitava a tiro.
Siccome a me piace esagerare, presi un secchio, lo riempii e mi girai per svuotarne il contenuto addosso ai miei amici, colpendo invece in pieno una suora che era intervenuta per fermare il delirio.
Alla domanda: "Sorella, finirò all'inferno per questo?" lei rispose "Si".
E così da allora mi sono messo in pace con la coscienza ;)

domenica 9 ottobre 2011

Hello World

ciao a tutti,
dopo svariati tentativi, tutti più o meno falliti miseramente rieccomi qui a creare un blog....
Le altre volte pensavo di aver trovato l'argomento su cui scrivere, ma alla fine per una ragione o per l'altra dopo 4 o 5 post abbandonavo il blog; il motivo era che alla fine trovavo sempre qualcun altro che parlava degli stessi argomenti, dedicandoci anima e corpo e non i 5 minuti scarsi che ci dedicavo io. In sostanza finivo col leggere i blog degli altri e trascurare il mio, che si andava ad aggiungere a tutti i blog nati e morti nel giro di poco tempo che popolano il web....
Oggi ho finalmente deciso l'argomento di cui parlare: me stesso, la mia vita, la mia famiglia, il mio lavoro; da qui il nome "Vita nel cassetto".
In questo blog troverete aneddoti divertenti di cose successe, pensieri e considerazioni su tutto quello che mi passa per la testa. Un pò come i diari che si scrivevano tanto tempo fa, solo un pò più tecnologico.

Stay tuned