mercoledì 9 novembre 2011

Codice fiscale

Quando nacque Francisca, una delle prime cose che dovetti fare fu andare all'Agenzia delle Entrate per farle avere un codice fiscale. Era estate, io ero bello abbronzato e mi recai li di buon mattino. Arrivato all'entrata chiesi: "Devo fare il codice fiscale per mia figlia, dove devo andare?", mi venne consegnato un numero e fui mandato verso la sezione codici fiscali, qualcosa del tipo "stanza 6b".
Appena entrato, notai subito una cosa: c'erano tre cinesi, un cingalese ed io. Fra me e me pensai "E poi dicono che gli stranieri non pagano le tasse: sono l'unico italiano qua dentro".
All'entrata fui anche accolto da una signora che mi disse: "Adesso ti aiutiamo nella compilazione" e io pensai "Che roba, e poi ci si lamenta degli impiegati pubblici: guarda che gentilezza...".
Arrivato il mio turno, mi avvicinai alla scrivania, dove l'impiegata iniziò col chiedermi dove ero nato. Ovviamente risposi "Milano" e lei: "No, non dove vivi, dimmi dove sei nato". E io di nuovo: "a Milano".
Spazientita, iniziò a lamentarsi degli stranieri che non capivano l'italiano ed io: "ma io lo capisco benissimo, mi sa che è lei che non capisce..."
A questo punto mi chiese la carta d'identità, che io ovviamente non avevo (era scaduta diversi anni prima) e le porsi il passaporto; lei trionfante lo sollevò dicendo: "vedi che non sei italiano?"
Finalmente capii il dramma: ero stato mandato all'ufficio stranieri...
cercai di spiegare che si trattava di un equivoco, ma l'impiegata ci mise un pò a capire, trovandosi un tipo scuro, con una figlia di nome Francisca e senza carta d'identità.
Alla fine mi fece chiudere la faccenda facendomi fare un'autocertificazione, in cui io scrivevo la seguente frase: "io certifico di essere me stesso e per conferma lascio il mio numero di telefono...."
Funzionò perché dopo alcuni giorni ricevemmo a casa il tanto agognato codice fiscale...

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