Quando nacque Francisca, una delle prime cose che dovetti fare fu andare all'Agenzia delle Entrate per farle avere un codice fiscale. Era estate, io ero bello abbronzato e mi recai li di buon mattino. Arrivato all'entrata chiesi: "Devo fare il codice fiscale per mia figlia, dove devo andare?", mi venne consegnato un numero e fui mandato verso la sezione codici fiscali, qualcosa del tipo "stanza 6b".
Appena entrato, notai subito una cosa: c'erano tre cinesi, un cingalese ed io. Fra me e me pensai "E poi dicono che gli stranieri non pagano le tasse: sono l'unico italiano qua dentro".
All'entrata fui anche accolto da una signora che mi disse: "Adesso ti aiutiamo nella compilazione" e io pensai "Che roba, e poi ci si lamenta degli impiegati pubblici: guarda che gentilezza...".
Arrivato il mio turno, mi avvicinai alla scrivania, dove l'impiegata iniziò col chiedermi dove ero nato. Ovviamente risposi "Milano" e lei: "No, non dove vivi, dimmi dove sei nato". E io di nuovo: "a Milano".
Spazientita, iniziò a lamentarsi degli stranieri che non capivano l'italiano ed io: "ma io lo capisco benissimo, mi sa che è lei che non capisce..."
A questo punto mi chiese la carta d'identità, che io ovviamente non avevo (era scaduta diversi anni prima) e le porsi il passaporto; lei trionfante lo sollevò dicendo: "vedi che non sei italiano?"
Finalmente capii il dramma: ero stato mandato all'ufficio stranieri...
cercai di spiegare che si trattava di un equivoco, ma l'impiegata ci mise un pò a capire, trovandosi un tipo scuro, con una figlia di nome Francisca e senza carta d'identità.
Alla fine mi fece chiudere la faccenda facendomi fare un'autocertificazione, in cui io scrivevo la seguente frase: "io certifico di essere me stesso e per conferma lascio il mio numero di telefono...."
Funzionò perché dopo alcuni giorni ricevemmo a casa il tanto agognato codice fiscale...
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