sabato 29 ottobre 2011

4 uomini in barca

Il mio amico Ste ha una bella barca di quasi 7 metri di nome Spiffero che è stata usata diverse volte per andare in vacanza. Quell'anno decidemmo di fare il giro della Corsica: il giro fu molto bello, visitammo posti meravigliosi e ci divertimmo.
Eravamo in 4: Ste (il Capitano), Gio, Jacopo ed io.
Verso la fine della vacanza, il vento ci abbandonò e quindi fummo costretti a ricorrere al motore, cosa sicuramente più noiosa.
La notte prima della traversata di ritorno (Solenzara - Isola d'Elba) guardammo le previsioni del tempo: purtroppo era prevista totale assenza di vento...
Chiedemmo al Capitano: Ma ce la faremo col solo motore?".
La rassicurante risposta fu: "Tranquilli, abbiamo 72 ore di autonomia".
Mi ricordo che tra me e me pensai: "Sorprendente: una barca così piccola ha così tanta autonomia, praticamente potremmo arrivare in Sicilia...".
Verso le 4 di mattino il Capitano chiamò Jacopo dicendogli di prepararsi a partire, io e Gio ci guardammo e, visto che non ci aveva nominati, riprendemmo a dormire.
Verso le 10 eravamo tutti svegli e operativi, il motore sbuffava allegramente e noi stavamo preparandoci per il pranzo. Avevamo poca acqua e poco cibo, ma visto che avevamo previsto circa 9 ore di traversata, la cosa non costituiva un problema.
A quel punto il motore ci abbandonò: fece un gemito di dolore e si spense. A nulla valsero i nostri tentativi di rianimarlo: il gasolio era finito e quindi non c'era più nulla da fare...
Ed ecco che ci ritrovammo in mezzo al mare, senza un alito di vento e senz'acqua né cibo: il sole a picco sulle nostre teste implacabilmente ci faceva aumentare la sete.
Decidemmo quindi di metterci a remare per raggiungere l'Isola d'Elba. Dovete sapere che le barche hanno di solito un tender: "mezzo navale di dimensioni variabili dedicato ad una funzione di appoggio ad una nave più grande; quindi, può trattarsi di un semplice gommone o scialuppa per barche da regata o da turismo, o essere un mezzo cabinato e dotato di una stiva se appoggia navi di grande stazza.".
Nel caso dello Spiffero il tender era una canottino gonfiabile dotato di due remi, la cui ampiezza era circa quella del palmo di una mano...
Usando i remi del tender, cominciammo a remare a turno due alla volta, mentre gli altri due stavano in acqua nuotando e spingendo la barca; unico nostro compagno di viaggio, un gabbiano, che alla stregua di un avvoltoio, volava sopra le nostre teste.
Arrivammo all'Elba che erano ormai le 10 di sera, abbandonando la nave per raggiungere a nuoto la spiaggia. Sulla spiaggia, c'era solo una coppietta appartata, che non esitammo a disturbare per chiedere dove fosse la più vicina pizzeria. Spaventati ce ne consigliarono due, che visitammo in rapida successione per riempirci le pance.
Ci togliemmo pure una soddisfazione: durante tutta la vacanza in Corsica, non avevamo potuto mangiare un Magnum: li costava 10 franchi e all'epoca era (per le nostre tasche) un enormità. In italia costava meno di un terzo; ne comprammo tre a testa: due li mangiammo e uno lo buttammo in mare come atto propiziatorio.

giovedì 27 ottobre 2011

Giovani d'oggi

Oggi ho tenuto un seminario presso la facoltà di Design del Politecnico di Milano.
L'argomento era squisitamente tecnico: "Utilizzo dei fogli di stile CSS per la personalizzazione di siti".
Mi sono preparato bene, con una scaletta dettagliata dei vari argomenti e numerosi esempi pratici.
Avevo a disposizione due ore; la mia idea era quella di fornirgli una panoramica abbastanza completa dell'argomento, sperando di riuscire ad incuriosirli quel tanto che basta perché potessero poi proseguire da soli.
Devo dire che sono rimasto piacevolmente sorpreso dall'interesse mostrato dagli studenti: decine di domande, tanto che invece delle due ore previste il seminario ne è durato tre, rubando spazio alla lezione successiva...
Tornando poi a casa dal Politecnico ho visto due ragazzi che aiutavano una vecchietta a salire sul tram: i gradini dei Jumbo sono alti e lei faceva fatica; loro con molta delicatezza l'hanno aiutata a salire e poi a sedersi.
Lezione e scena in strada non sono ovviamente correlate, ma entrambe mi sono piaciute molto, tanto che ho voluto scrivere un post a riguardo.

PS: rileggendo questo post mi rendo conto che l'impressione è quella di un pensionato che parla dei giovani, prometto che il prossimo tornerà nello stile dei precedenti ;)



martedì 25 ottobre 2011

In canoa nell'Ardéche

Correva l'ormai lontana estate del '94: il vostro affezzionatissimo, assieme a Ovetto, Mandrake e il Maggiore noleggiò due canoe per poter navigare nella riserva naturale delle gole dell'Ardéche.
Cito il depliant illustrativo (tenete a mente le parti sottolineate):
"Il percorso si estende ai piedi delle falesie selvagge per una trentina di chilometri. A 8 chilometri dalla partenza, il fiume si addentra veramente nella natura, la strada scompare e solo i "sentieri delle capre" consentono di uscire dalle gole.
Questa escursione è costellata da una trentina di piccoli passi. Non si tratta di cascate né di sbarramenti ma di accelerazioni classificate I e II dalla Federazione Francese di Canoa Kayak, e quindi senza particolari difficoltà.
Per la discesa in due giorni sono previste, a metà percorso, due aree di bivacco obbligatorieChâteau de Gaud e Bivouac du Gournier".
Era la prima volta in vita mia che mettevo piede su una canoa, ma tutto sommato non sembrava difficile: la corrente ci trascinava lungo il fiume e noi pagaiavamo felici per evitare le rocce che affioravano dal fiume.
Dopo un pò incrociammo la prima accelerazione: le canoe presero ad andare per i fatti loro, senza che noi potessimo fare alcunchè...
Alcune ore (e alcune accelerazioni) dopo, ci rendemmo conto di aver saltato bellamente le aree di bivacco e di essere ormai immersi  "veramente nella natura", dove "la strada scompare e solo i "sentieri delle capre" consentono di uscire dalle gole.". La consapevolezza di esserci giocati i bivacchi e la possibilità di dividere in due giornate la discesa pesava come un macigno; iniziammo quindi a pagaiare come disperati per poter arrivare in fondo al percorso in un giorno solo invece dei due previsti dall'escursione (e dal suo bel depliant illustrativo).
E qui avvenne l'evento: la corrente aumentò e vedemmo che una delle accelerazioni si stava avvicinando. Ma non si trattava di un'accelerazione come quelle che avevamo già superato, bensì di una specie di curva a gomito, dove il fiume svoltava attorno a un immenso monolite di roccia.
Io e Mandrake l'affrontammo per primi: perdemmo subito il controllo della canoa e oltrepassammo la curva dando le spalle alla corrente. Dalle rive del fiume giunsero gli applausi di quelli che si erano fermati a guardarci e credevano fossimo degli esperti, visto che affrontavamo le rapide senza nemmeno guardarle. Approdammo su una spiaggetta e baciammo il terreno che finalmente potevamo toccare.
Dietro di noi, la voce del Maggiore rassicurava Ovetto: "Tranquillo, la corrente ci porterà..."
Mai parole furono più azzeccate: la corrente li portò dritti verso il monolite, dove la canoa affondò miseramente assieme a tutti i loro averi, inclusi gli occhiali di Ovetto.
Li trascinammo a riva assieme a quello che riuscimmo a recuperare dalla corrente.
Dopo un breve riposo, fummo costretti a ripartire, ma il fiume si vendicò di tutte le maledizioni che gli avevamo tirato: la corrente diminuì fino ad essere impercettibile e quindi pagaiammo per ore prima di poter arrivare alla fine del percorso.
Fu una corsa contro il tempo: alle 18 il noleggio chiudeva e noi non volevamo pagare due giorni....
Ce la facemmo, ma quando riconsegnammo le canoe eravamo talmente stanchi che ci addormentammo nel primo parco che ci capitò a tiro: solo al mattino scoprimmo che si trattava del cimitero del paese.


lunedì 24 ottobre 2011

Ingegnere, lei che ne sa...


Inauguro oggi una serie di post dedicati al mio lavoro: ovviamente eviterò le cose tecniche e mi limiterò a quelle che fanno sorridere, ma anche riflettere ;)

Uno dei miei clienti si occupa della logistica e della distribuzione ai rivenditori delle lampadine di una nota compagnia multinazionale.
Come studio abbiamo implementato un sistema informatico per l’invio automatico delle informazioni relative alle consegne: essenzialmente veniva inviato un file contenente i destinatari e la distinta della merce da consegnare e il sistema doveva rispedire un file con le date di consegne e la segnalazione di eventuali errori o anomalie.

Questi file venivano caricati automaticamente nel sistema informatico della nota compagnia; sistema di cui noi non sapevamo nulla, nemmeno come si chiamasse.
Come si può immaginare, all’inizio ci fu qualche problema, ed ecco come mi venne comunicato:
(Manager Nota Compagnia) – Ingegnere, il file che ci inviate non è corretto, il nostro sistema informatico non riesce a caricarlo
(Io) – Va bene, mi riesce a dire qual’è il problema?
(Manager Nota Compagnia) – Il nostro sistema informatico restituisce un errore
(Io) – Ok, che tipo di errore è?
(Manager Nota Compagnia) – Purtroppo io non ci capisco molto di informatica, ma magari lei che è ingegnere mi può aiutare.
(Io) – Posso provarci, riesce a mandarmi via mail il messaggio d’errore che riceve?
(Manager Nota Compagnia) – Certamente

Pochi minuti dopo ricevetti la seguente mail:
Il messaggio d’errore restituito dal nostro sistema informatico è il seguente:
Error
Magari lei che è ingegnere riesce a capire cosa vuole dire.

Consultai allora la mia sfera di cristallo e decisi che il problema erano le macchie solari ;)

domenica 23 ottobre 2011

Cambio del pannolino

Francisca è la nostra primogenita, ora che sono in tre sembra impossibile quanto tempo riuscivamo a dedicarle quando c'era solo lei nella nostra famiglia...
Uno degli esempi tipici è il cambio del pannolino: ora lo facciamo col bimbo in aria tenuto per le braccia, mentre stiamo cucinando e qualcuno chiama per farsi pulire dopo aver fatto la cacca, ma un tempo ci potevamo dedicare un pò di tempo, con coccole, giochi e tutto quello che puoi fare per goderti un frugoletto di pochi mesi.
Quel giorno il cambio toccava a me, quindi presi la bambina, la posai sul nostro fasciatoio (un'asse di legno con un asciugamano posta sopra la lavatrice). L'avevo appena pulita e la tenevo con una mano sotto al sedere (primo errore) quando lei fece la pipì....
E qui partii con le solite frasi: "ah che carina, hai battezzato il papà, pipì di angioletto" e compagnia bella.
La lavai di nuovo, la riportai sul fasciatoio sempre tenendola con una mano sotto al sedere (secondo errore), ma mentre la spostavo, lei fece la cacca sulla mia mano...
E così a denti stretti dissi: "che buffo, ma cosa combini al tuo papà".
La lavai un'altra volta e decisi di non spostarla tenendola con una mano sotto al sedere, ma sollevandola con le mani sotto le ascelle, così da poterla tenere col viso di fronte al mio (terzo errore). Guardandola negli occhi le dissi: "certo che voi bambini ne fate proprio di tutti i colori".
Dovette capirmi, perché a quel punto si esibì in una perfetta imitazione di Linda Blair nell'esorcista, vomitandomi in piena faccia tutto il latte che aveva poppato.
Tra me e me pensai che la finestra non era poi così lontana, ma a quel punto lei mi sorrise e disse "ghe" e io mi sciolsi completamente...
Se adesso di bambini ne abbiamo tre, un motivo ci sarà ;)

venerdì 21 ottobre 2011

All'esame di maturità

Fin da piccolo mi sono piaciuti i computer e per quello decisi di iscrivermi all'istituto tecnico; trascorsi quindi cinque anni della mia vita all'ITSOS di via Pace, una mitica scuola che ormai non c'è più...
Ne successero di tutti i colori, ma questa volta voglio partire dal fondo e quindi raccontare dell'esame della maturità.
All'epoca venivano sorteggiate le materie da portare all'esame; c'erano gli scritti (due) e poi l'esame orale.
All'orale si poteva scegliere quali materie portare, e io decisi elettronica ed italiano.
Membro interno della commissione: Renata, la mia prof di matematica, mentre tutti gli altri erano professori provenienti da altre scuole d'Italia.
Avevo pure studiato tutto, nonostante il fatto che prima degli esami fossi andato al mare con gli amici...
Gli scritti (italiano e matematica) andarono molto bene, l'orale di elettronica fu una passeggiata: ero l'unico a portarla e l'esaminatore non vedeva l'ora di parlarne...
Per l'orale di italiano avevo preparato un bel lavoro sui poeti decadenti francesi (cosa mi fosse passato per la testa quando decisi di farlo ancora non lo capisco) e l'esaminatrice di italiano lo aveva apprezzato molto, tanto che all'esame mi disse: "Hai fatto un buon lavoro, non c'è nemmeno bisogno di parlarne. Parliamo invece di qualcosa di diverso, ad esempio di Gabriele d'Annunzio".
Ecco, se c'è qualche poeta/scrittore che non mi è mai piaciuto è proprio Gabriele d'Annunzio. Pensate che l'unico libro che non sono mai riuscito a finire è proprio il Piacere, e per uno che, nella sua vita di lettore, ha letto pure un libro della collana Harmony vuol dire tanto...
Iniziammo a discutere di D'Annunzio, della sua vita, delle sue opere, ma si vedeva che non ero proprio esaltato dalla cosa...
Alla fine l'esaminatrice mi chiese: "Non hai qualcos'altro da dirmi?".
Non ce la feci a trattenermi, ecco cosa risposi:
"Qualcos'altro? Si, diciamo che però è più un pettegolezzo.... Sa che lui era un grande amatore, ma dopo un incidente rimase ferito e non fu più quello di prima... Insomma, pare che si fosse fatto togliere due costole e si soddisfasse oralmente da solo...".
Il silenzio calò in aula, Renata mi gelò con lo sguardo...
L'esaminatrice invece commentò: "Beh, mica poteva andare sempre di mano..."
Applausi, risate, standing ovation dei miei compagni in aula e fine del mio esame di maturità....


mercoledì 19 ottobre 2011

Una notte a Montélimar

Ed ecco quello che successe dopo la giornata di cammino verso Montélimar.
Stanchi ed affamati entrammo nel primo parco che ci capitò a tiro. Mangiammo tutto quello che avevamo e aprimmo i nostri sacchi a pelo per metterci a dormire. Verso mezzanotte fummo illuminati da un faro: era la polizia che stava pattugliando il parco e ci intimava di andarcene...
Tirammo su le nostre cose e decidemmo di andare a dormire in stazione; le stazioni sono di solito un buon posto per dormire: puoi stare al coperto, generalmente non vieni disturbato e se sei stanco non fai neanche caso al rumore dei treni.
Problema: la stazione di Montélimar era piena; c'era gente che dormiva sulle panchine, per terra, sui carrelli lasciati sulle banchine dei treni...
Iniziammo a vagare guardando in giro per cercare un posto dove metterci quando un tipo ci avvicinò e attaccò bottone.
Ci disse che Montèlimar era una città pericolosissima piena di delinquenti. Lui lo sapeva bene, perché dormiva da anni in quella stazione insieme a sua moglie e ci indicò la sua panchina.
Alla domanda: "ma come fai a dormire tranquillo?", lui aprì la giacca e ci fece vedere una clava di legno da cui spuntavano un bel pò di chiodi, una specie di mazza chiodata fai da te.
Poi ci disse però di non preoccuparci, perché potevamo andare a dormire in un cespuglio che conosceva lui, dove nessuno ci avrebbe disturbato...
E li sperimentammo uno dei primi esempi di unimente: il pensiero che attraversò le nostre teste fu lo stesso: "Certo, nessuno ci disturba, ma tu, con la tua bella mazza chiodata, che ci vieni a fare in quel cespuglio buio e infrattato?".
Lo ringraziammo per i consigli e ce ne andammo rapidamente. Un'unica idea ci muoveva: trovare al più presto delle armi per non farci cogliere impreparati....
Trovammo un cantiere nei pressi della stazione e recuperammo alcune spranghe di metallo, da li cercammo un posto che potesse essere ben difeso: ed ecco che vedemmo lo scalo merci ferroviario.
Salimmo su un vagone merci e ci chiudemmo dentro. Inutile dire che trascorremmo una notte sul chi vive e quando un colpo di vento fece sbattere una delle porte del vagone ci precipitammo tutti fuori in mutande con le nostre splendide spranghe...
Il giorno dopo ce ne andammo con le nostre fide spranghe verso posti più tranquilli.

Per completezza ho cercato qualche foto della mazza chiodata del tipo, quella che più ci si avvicina (trovata qui) è questa:


martedì 18 ottobre 2011

La strada per Montélimar

Una delle cose che facevamo abbastanza spesso quando io e i miei amici eravamo ancora giovani e spensierati era andare in vacanza all'avventura: sceglievamo un posto, riempivamo i nostri zaini, arrivavamo li e poi ci spostavamo, dormendo dove capitava. Una vera e propria vacanza "on the road".
In questo post voglio raccontare della volta che da Taizé andammo a piedi a Montélimar; eravamo in quattro: Ste (il Maggiore), Giò (Mandrake), Marco (Ovetto) ed io.
Belli pimpanti coi nostri zainetti ci incamminammo e quando vedevamo passare una macchina sollevavamo il nostro pollice sperando di essere caricati.
Una macchina si fermò, ma aveva solo due posti liberi: e qui facemmo l'errore del secolo; Marco e Ste salirono e noi li salutammo dicendo "tranquilli, ci vediamo a Montélimar, tanto ci caricherà la prossima macchina".
Inutile dire che non avremmo mai dovuto farlo: nessuna macchina ci caricò e ci facemmo a piedi otto ore secche su una statale schifosa, col sole sempre da un lato che ci abbronzò metà della faccia, lasciando l'altra metà in ombra.
E non contenti avevamo affidato gli zaini agli amici, quindi non avevamo nulla da bere o da mangiare.
arrivammo a Montélimar verso le 10 di sera, stanchi morti, disidratati e affamati.
Per puro caso ritrovammo i nostri amici, ci abbracciamo con come se non ci vedessimo da una vita: all'epoca i cellulari non esistevano e quindi ritrovarsi dopo tutto quel tempo non era così scontato...
Il peggio però doveva ancora venire, ma quello che successe dopo lo racconterò nel prossimo post.


lunedì 17 ottobre 2011

In volo nel cielo di Milano

L'altro giorno eravamo a fare un aperitivo in piazzale Bacone insieme ai bimbi. Visto che faceva ancora caldo ci siamo seduti all'aperto e vicino a noi c'era un cespuglio pieno di fiori. A un certo punto la nostra attenzione è stata attratta da un ronzio e guardando bene abbiamo visto volare sul cespuglio un colibrì.
Non è stato facile, ma alla fine siamo pure riusciti a fotografarlo:


Ora, non ci è dato di sapere come fosse giunto in piazzale Bacone dalle foreste tropicali dell'America, ma l'unico commento che mi viene da fare è quello fatto dal padre di Walter nel film Tutti giù per terra, un film che sarebbe potuto diventare un manifesto generazionale:
"Guarda che animali str&§$i, c'è in circolazione in questo momento storico..."
Se non avete visto quel film, ve lo consiglio caldamente; la scena finale da sola merita molto:


sabato 15 ottobre 2011

Dennis Ritchie RIP

Pochi giorni fa è passato a miglior vita Steve Jobs. Non voglio aggiungermi all'elenco di quelli che scrivono su di lui: è già stato detto tutto e il contrario di tutto.
Pochi giorni fa è morto anche Dennis Ritchie, ma la cosa non ha generato lo stesso rumore sui vari media.
Tra i non addetti ai lavori, è poco conosciuto, ma si tratta di una persona che ha veramente fatto la Storia (con la S maiuscola) dell'informatica, mantenendosi sempre lontana dai riflettori.
Rubo un commento al mio amico Paolo che mi sembra il modo migliore per ricordare questa persona:

"Oggi usiamo comunemente Unix, o una qualche sua variante, un pò dappertutto . È il sistema operativo (complessivamente) leader incontrastato sui server. Qualcuno usa Linux sul proprio PC e troviamo uno Unix nell'odiato (!) Mac. Android e moltissimi altri dispositivi embedded montano una qualche variante di Unix.
Dennis Ritchie ha pensato e creato queste cose quaranta e passa anni fa.
Cosa useremo tra quarant'anni? Probabilmente quello a cui lavorava qualche mese prima di ammalarsi."

E per chiudere questo post,  l'accompagnamento musicale adatto:



venerdì 14 ottobre 2011

Jobs, Hope and Cash

Questa l'ho vista in giro, ma era troppo bella per non riproporla:

TEN YEARS AGO WE HAD 

NOW WE HAVE
NO JOBS, 
NO HOPE
AND NO CASH

giovedì 13 ottobre 2011

Bambini 1

Una delle cose di cui vado più orgoglioso sono i miei splendidi pargoli. È incredibile il modo in cui riescono ad estremizzare i sentimenti: passano dal dirti cose dolcissime che ti conquistano al farti infuriare come non avresti mai pensato fosse possibile.
Voglio però usare qualche post per segnare alcune delle cose che hanno detto, perché magari un giorno le possano leggere anche loro; ecco le prime.

Mattina, tutti di corsa per vestirsi, lavarsi, fare colazione e correre a scuola e al lavoro. Michele (il secondogenito) è ancora nel suo letto che dorme beato. Anna (la moglie) lo sveglia in maniera dolce.
Lui la fissa con gli occhioni ancora pieni di sonno e le dice: "Ma mamma, mi hai svegliato proprio mentre dormivo!"

Sto guardando il quaderno di italiano di Francisca (la primogenita). All'epoca era in prima elementare e stava studiando le varie lettere: lunghe pagine piene di lettere maiuscole, minuscole, in stampatello e in corsivo.
Le dico: "Franci, ma state ancora facendo la lettera T?".
Lei mi risponde, alzando gli occhi al cielo e agitando le palme unite delle mani davanti alla mia faccia: "Ma papà, non ti ricordi quanto tempo abbiamo passato sulle vocali?"

mercoledì 12 ottobre 2011

Gli svizzeri...

Ho sempre pensato che la Svizzera fosse diversa dall'Italia: più ordinata, precisa, pulita.
Ma ogni tanto si esagera: ecco cosa ho trovato (ed immediatamente fotografato) nei bagni del rifugio che si trova in cima al Diavolezza (2978 metri sul livello del mare).


martedì 11 ottobre 2011

Interrail man 1

Uno dei viaggi più belli che abbia mai fatto è stato l'interrail: un abbonamento ferroviario che ti consentiva di viaggiare su tutti i treni d'Europa a un prezzo abbordabilissimo per dei giovani squattrinati, cosa che per dei giovani senza una lira in tasca (già l'euro era ancora lontano) era una manna dal cielo. Potevi girare quanto volevi, su tutti i treni che volevi in tutta Europa. Alla fine lo sfruttai per 31 giorni, toccando 32 città diverse....
È ovvio che ci sono un sacco di storie da raccontare riguardo quella vacanza, cominciamo con la prima.
Mi trovavo insieme ai miei amici su un treno svedese, per raggiungere Stoccolma. I compagni di viaggio rimasti (alcuni si erano persi, ma questa è un'altra storia) dormivano, mentre io guardavo fuori dalla finestra.
A un certo punto entrò nel vagone un gruppo di persone di colore e uno di loro mi chiese di sedersi nel posto libero che avevo di fronte. Ovviamente gli dissi di accomodarsi e continuai a guardare fuori, finché lui non aprì lo zaino per tirare fuori un panino e io lo iniziai a fissare sbavando come un bulldog.
Accortosi della cosa, mi chiese se avevo fame e io ovviamente gli risposi di si (il budget era scarso, all'epoca non c'era l'euro e quindi ogni volta dovevamo cambiare nelle varie valute, trovandoci sempre con pochi soldi in tasca e il mangiare ne risentiva).
A questo punto lui disse: "Abbiamo due bocche e un panino, tieni, il Signore provvederà".
Io accettai il panino di buon grado, ma mentre stavo per mangiarlo mi vennero dei rimorsi di coscienza, così svegliai i miei due amici e divisi con loro il panino. Colpito da questa cosa, il tizio mi disse "tu sei stato giusto", chiamò una delle ragazze che erano salite con lui e le disse qualcosa in un orecchio. Lei sparì e tornò poco dopo con un vassoio carico di panini e roba da bere, che ci venne offerto con un sorriso e le parole "Questo ve lo offre il Signore".
Parlando poi con loro scoprimmo che erano dei musicisti jazz dell'Alabama in tour nel Nord Europa: ovvio che gli chiedemmo di farci sentire qualcosa e per un paio d'ore il treno risuonò di ottima musica dal vivo offerta gentilmente da Lassù...
Per finire, ecco una delle canzoni che ci fecero sentire:

lunedì 10 ottobre 2011

Il cielo sopra Milano

Certo non sarà un tramonto africano, ma dopo che il vento si è portato via un pò della cappa di smog che avvolge Milano, questo è quello che si vede dalla finestra del mio salotto:



Succede a Taizè

Inizia con questo post una serie di racconti presi dai miei ricordi; tutti fatti accaduti realmente.
All'alba dei diciott'anni andai insieme ai miei amici nella comunità di Taizè, un luogo dove giovani di tutto il mondo si ritrovano per diversi motivi.
Dovevamo stare li due giorni, ci fermammo una settimana, ma solo perché le vacanze erano finite...
Partecipavamo attivamente alla vita della comunità, lavorando e facendo amicizia con tantissima gente.
E fu proprio li che mi venne confermato che sarei finito all'inferno: durante l'ora del silenzio (una volta alla settimana c'era un ora in cui si stava in silenzio per poter meditare) stavo consumando il mio pasto insieme agli altri, quando uno dei miei amici mi rovesciò addosso dell'acqua. Non resistetti e gli tirai l'acqua della mia ciotola (eh si, a Taizè si beve nelle ciotole). E così ebbe inizio il delirio: tutti presero a tirarsi addosso acqua, riempiendola dalle fontane sparse in giro e lanciandola verso il primo che capitava a tiro.
Siccome a me piace esagerare, presi un secchio, lo riempii e mi girai per svuotarne il contenuto addosso ai miei amici, colpendo invece in pieno una suora che era intervenuta per fermare il delirio.
Alla domanda: "Sorella, finirò all'inferno per questo?" lei rispose "Si".
E così da allora mi sono messo in pace con la coscienza ;)

domenica 9 ottobre 2011

Hello World

ciao a tutti,
dopo svariati tentativi, tutti più o meno falliti miseramente rieccomi qui a creare un blog....
Le altre volte pensavo di aver trovato l'argomento su cui scrivere, ma alla fine per una ragione o per l'altra dopo 4 o 5 post abbandonavo il blog; il motivo era che alla fine trovavo sempre qualcun altro che parlava degli stessi argomenti, dedicandoci anima e corpo e non i 5 minuti scarsi che ci dedicavo io. In sostanza finivo col leggere i blog degli altri e trascurare il mio, che si andava ad aggiungere a tutti i blog nati e morti nel giro di poco tempo che popolano il web....
Oggi ho finalmente deciso l'argomento di cui parlare: me stesso, la mia vita, la mia famiglia, il mio lavoro; da qui il nome "Vita nel cassetto".
In questo blog troverete aneddoti divertenti di cose successe, pensieri e considerazioni su tutto quello che mi passa per la testa. Un pò come i diari che si scrivevano tanto tempo fa, solo un pò più tecnologico.

Stay tuned