martedì 24 gennaio 2012

Water intasato


Qualche giorno fa in ufficio il water ha deciso che non era più il momento di fare il suo lavoro: l'acqua si accumulava nella tazza e non andava giù.
Il nostro nuovo collega Marco doveva effettuare un rilascio hardware (eufemismo che sta ad indicare "quella solida" e si differenza dal rilascio software, molto meno problematico, soprattutto per i maschi). Impossibilitato a farlo si è visto costretto a scappare e chiedere asilo nella mensa dove andiamo di solito a mangiare...
Noi intanto sudavamo freddo: il rischio era dover chiamare l'idraulico e non ce lo potevamo permettere, visto il bel regalo che l'agenzia delle entrate ha deciso di farci proprio per la fine dell'anno...
Da li l'idea: cercare su internet uno sgorgatore da acquistare anche se nutrivamo poche speranze.
Ovviamente non abbiamo trovato nulla di valido, ma un post su un forum ci ha illuminati: si trattava di un barista che spiegava che anche lui aveva spesso quel problema e che se avesse chiamato l'idraulico tutte le volte sarebbe fallito.
La soluzione che proponeva era semplice: prendere il mocio, infilarlo nel water e muoverlo su e giù spingendo forte.
Senza illuderci troppo decidemmo di provare: il risultato fu straordinario. Non solo il water non si riempiva più d'acqua, ma anzi si svuotava molto meglio.
Visto la particolare congiuntura economica, ho pensato quindi di condividere questa soluzione con tutti quelli che mi leggono; non me ne vogliano troppo gli idraulici ;)

domenica 15 gennaio 2012

Italiani all'estero

Oggi insieme ai miei soci ci siamo trovati a fare alcune considerazioni sul perché gli italiani abbiano sempre successo quando aprono delle attività all'estero.
È semplicissimo: far funzionare una società in Italia è impossibile, punto.
Non voglio ancora raccontare le nostre vicissitudini con l'Agenzia delle Entrate e il certificato di regolarità fiscale: è una ferita troppo dolorosa e da cui non credo di riprenderemo mai; dico solo che se l'Agenzia ci avesse consegnato quel documento in tempo, noi avremmo vinto una gara d'appalto che ci avrebbe cambiato la vita. Ma il documento non è arrivato e noi ce lo siamo presi in quel posto :(
Ieri ci siamo sentiti dire da una società americana: "Non accettiamo il certificato di attribuzione partita iva italiano, perché non esiste modo per noi di verificare che sia vero"...
E quindi si prospettava l'ipotesi di dover iscrivere il nostro studio alla camera di commercio per poter avere una visura camerale, ma solo per sentirsi dire che si ci avrebbero fatto iscrivere, ma che innanzitutto la visura camerale sarebbe stata possibile minimo dopo 15 giorni, e che comunque non avrebbe riportato i dati che servivano (nulla di incredibile: i nostri nomi)...
Allora avremmo potuto aprire direttamente una srl: li si che sulla visura camerale (dopo l'iscrizione alla camera di commercio) ci sarebbero stati i nostri nomi, ma ci vuole un notaio, 10.000€ di capitale sociale, ecc.
E tutto questo solo per comprare un certificato digitale da poter inserire in un sito che abbiamo sviluppato da una vita, ma che senza certificato non viene accettato dal reparto sicurezza del nostro cliente e che quindi non ci pagherà...
Per non parlare dei casini a cui andiamo incontro tutte le volte che dobbiamo emettere una fattura ad una società estera o comprare qualcosa dall'estero...
Non voglio però trasformare questo post in un elenco di lamentele, voglio solo dire che il motivo per cui gli italiani che aprono società all'estero fanno fortuna è che dopo aver dovuto affrontare le peggiori condizioni possibili, poi è tutto in discesa.
È un pò come se i Fremen si trovassero all'improvviso nella valle dell'Eden: dopo essere sopravvissuti nelle peggiori condizioni di vita possibili è ovvio che poi riescano a prosperare senza problemi e superare qualunque ostacolo gli si pari davanti...
E se non sapete chi sono i Fremen, vi consiglio di leggere i libri della saga di Dune scritti da Frank Herbert: sono dei veri capolavori ;)


venerdì 6 gennaio 2012

Babbo Natale

Uno dei metodi per far fare i bravi ai bambini, anche se pedagogicamente sbagliato e vede mia moglie contraria, è quello di utilizzare la "valida" arma del ricatto: "Se non fate i buoni, non imbuchiamo la vostra letterina per Babbo Natale".
Prima di natale, poi si dice ai bambini che se fanno i cattivi non riceveranno i regali a Natale, perché Babbo Natale, che è potentissimo, vede tutto.
Anche io ho usato questi metodi con discreto successo, ma la cosa deve aver fatto smuovere i neuroni dei bimbi, perché oggi a tavola Francisca (la più grande dei tre) ci ha detto: "Ma se Babbo Natale vede tutto, non c'è bisogno che spediate la lettera perché mentre la scriviamo lui può già vedere cosa vogliamo..."
Io e la mia cara mogliettina ci siamo guardati per un pò prima di poter balbettare qualche scusa valida, la migliore è stata: "No, per poter portare i regali Babbo Natale ha bisogno di una richiesta scritta, altrimenti niente".
Sicuramente il problema si ripresenterà, avete suggerimenti su cosa rispondere?

PS: mia moglie, da buona educatrice, si è dissociata completamente da questo post anti-educativo...